Il così detto ‘modello svedese’, anche erroneamente chiamato ‘modello nordico’ dal momento che non tutti i paesi nordici lo hanno adottato, si pone l’obiettivo di abolire la prostituzione attraverso l’eliminazione della domanda di servizi sessuali. Lo fa attraverso la punizione dei clienti, che sono visti come uomini che compiono una forma di violenza contro le donne. La punizione dei clienti viene anche presentata come strumento utile a ridurre lo sfruttamento e la tratta delle persone che prestano lavoro sessuale.
Questo modello è stato adottato in vari paesi, quali la Svezia, la Norvegia, Islanda, Francia, Irlanda, Canada, Israele e Corea del Sud.
Nonostante venga presentato come un modello legislativo efficace, numerose ricerche ne sottolineano l’impatto negativo sulle persone che prestano lavoro sessuale, comprese le vittime di tratta che sono ancora più marginalizzate, vulnerabili alla violenza e alla violazione dei loro diritti, e hanno maggiore difficoltà ad accedere ai servizi sanitari e alla giustizia.
In particolare, i risultati delle ricerche disponibili indicano che il modello svedese:
- non elimina la prostituzione;
- costringe le persone che prestano lavoro sessuale a svolgere la propria attività sotto l’ombra della clandestinità, ricorrendo a pratiche pericolose come l’accettazione di transazioni affrettate che non consentono di proteggersi da clienti aggressivi, sotto effetto di alcool o droghe e/o che pretendono sesso senza preservativo)
- perpetua la criminalizzazione delle persone che prestano lavoro sessuale insieme per proteggersi
- aumenta la violenza contro le persone che prestano lavoro sessuale
- colpisce negativamente donne, uomini e persone trans che già si trovano in difficoltà economiche, in particolare le persone migranti
- porta ad un ulteriore peggioramento delle relazioni tra polizia e persone che prestano lavoro sessuale
Presentiamo a seguire i risultati di ricerche internazionali che si distinguono per essere metodologicamente fondate ed essere state condotte eticamente.
- Il modello svedese non riduce il numero delle persone che prestano lavoro sessuale – Non ci sono prove affidabili che la legge introdotta in Svezia nel 1999 per criminalizzare l’acquisto di servizi sessuali si sia dimostrata efficace nel raggiungere il suo obiettivo di ridurre il numero di persone che li offrono.i Anche se il numero di persone che prestano lavoro sessuale di strada è inizialmente diminuito, una valutazione del Consiglio Nazionale Svedese per la Prevenzione del Crimine indica che questo calo è stato esito di un forte intervento della polizia sul territorio.ii
- La diminuzione del numero di clienti costringe le persone che prestano lavoro sessuale ad adottare pratiche pericolose – La criminalizzazione del favoreggiamento della prostitutione impedisce alle persone che prestano lavoro sessuale di lavorare insieme. Chiunque lavori insieme per proteggersi da clienti potenzialmente violenti rischia di essere arrestato per aver agevolato la prostituzione altrui. Questo meccanismo perpetua la criminalizzazione diretta dei/delle lavoratrici/lavoratori sessuali.v
- Il modello svedese perpetua la criminalizzazione delle persone che prestano lavoro sessuale insieme per proteggersi – La criminalizzazione del favoreggiamento della prostitutione impedisce alle persone che prestano lavoro sessuale di lavorare insieme. Chiunque lavori insieme per proteggersi da clienti potenzialmente violenti rischia di essere arrestato per aver agevolato la prostituzione altrui. Questo meccanismo perpetua la criminalizzazione diretta dei/delle lavoratrici/lavoratori sessuali.v
- Il modello svedese aumenta la violenza contro le persone che prestano lavoro sessuale – Le transazioni affrettate comportano che le persone che offrono servizi sessuali sono meno in grado di proteggersi da possibili clienti violenti. I dati raccolti da Ugly Mugs Ireland (2018) indicano che, nella Repubblica d’Irlanda, i livelli di violenza sono aumentati del 77% dopo l’introduzione della sua legge sull’acquisto di sesso. Piuttosto che raggiungere il suo obiettivo di ridurre la violenza e lo sfruttamento, il “modello svedese” ha semplicemente acuito i problemi che mirava a risolvere.vi Inoltre, le persone che prestano lavoro sessuale sono riluttanti a denunciare alla polizia le violenze subite, per molteplici motivi, quali precedenti interazioni negative con la polizia, paura di perdere i clienti, paura di perdere la casa o la custodia dei figli, e per le donne migranti, paura della espulsione.vii La violenza contro le persone che prestano lavoro sessuale è compiuta da una piccola percentuale di uomini che sono anche più violenti in altri aspetti della loro vita. Tutt’al piú è da ricondursi alla personalità violenta dell’individuo, indipendentemente dall’acquisto di servizi sessuali. viii
- Le persone migranti che prestano lavoro sessuale risentono maggiormente degli effetti negativi del modello svedese – Gli effetti negativi del modello svedese sono sentiti maggiormente da coloro che già soffrono di difficoltà socio-economiche, in particolare le persone che migrano per prestare lavoro sessuale.ix Una ricerca commissionata dal comune di Oslo ha scoperto che i proprietari di immobili non vogliono affittare appartamenti a persone provenienti da “gruppi di nazionalità associati alla prostituzione”.x Le persone migranti che prestano lavoro sessuale sono più a rischio di rimanere senza casa, e il rischio di esplusione le rende meno propense a denunciare le violenze subite alla polizia. Inoltre, le ricerche esistenti mostrano che le persone migranti vittime di tratta (cioè costrette, forzate e ingannate a vendere sesso contro la loro volontà) sono una minoranza, e che la maggior parte delle persone migranti che prestano lavoro sessuale preferisce questa attività ad altri possibili impieghi, ritenuti spesso più sfruttanti.xi Il modello svedese è particolarmente dannoso per le vittime della tratta, perché le rende più propense ad accettare clienti pericolosi pur di ripagare i loro debiti ed evitare ritorsioni violente da parte dei loro sfruttatori. xii 6.
- Il modello svedese peggiora la relazione tra polizia e persone che prestano lavoro sessuale – In Svezia, le persone che prestano lavoro sessuale hanno denunciato di aver subito molestie e aggressività da parte della polizia, al pari di un generale (ed ulteriore) deterioramento delle relazioni con la stessa.xv Interrogatori invasivi e confisca dei preservativi come prova non sono rari. Sono stati inoltre riportati abusi verbali e fisici da parte della polizia.xvi Infine, in Francia, la depenalizzazione dell’adescamento ha coinciso con un aumento delle ordinanze comunali e delle multe volte a spostare la prestazione di lavoro sessuale dal centro a zone più periferiche, pericolose e meno visibili.xviii Come tale, anche se il modello svedese non criminalizzia direttamente le persone che prestano lavoro sessuale, non migliora le loro relazioni con la polizia che continua a trattarle come se stessero offrendo servizi illegali.
- Una soluzione migliore: Depenalizzazione – I risultati delle ricerche disponibili indicano che la risposta più efficace per proteggere la salute e il benessere di chi presta servizi sessuali, comprese/i chi e’ vittima di tratta, è la depenalizzazione del lavoro sessualexix. L’importanza di attuare questa risposta politica è stata anche riconosciuta a livello globale da accademici, persone che prestano lavoro sessuale, organizzazioni di categoria e altre organizzazioni internazionali, come Amnesty Internationalxx.
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i Levy , J. (2015) Lessons of the Swedish Model and the criminalisation of the purchase of sex, Decriminalisation of Prostitution: The Evidence symposium. Londra: House of Commons.
ii Scoular, J (2004) Criminalising punters: Evaluating the Swedish position on prostitution, Journal of Social Welfare and Family Law, 26(2): 195-210
iii Le Bail H., Giametta C. & Rassow N. (2018) Cosa pensano le lavoratrici e i lavoratori del sesso della legge sulla prostituzione. Inchiesta sull’impatto della Legge del 13 aprile 2016 contro il “sistema prostituzionale” in Francia, 47, https://www.medecinsdumonde.org/sites/default/files/IT_rapport-SW_web.pdf.
iv Le Bail H., Giametta C. & Rassow N. (2018) Ibid. Krusi, A., Pacey, K., Bird, L., Taylor C., Chettiar, J., Allan, S. et al. (2014) Criminalisation of clients: reproducing vulnerabilities for violence and poor health among street-based sex workers in Canada-a qualitative study. BMJ Open, 4(6): e005191.
v Levy, J, and Jakobsson, P. (2014) Sweden’s abolitionist discourse and law: Effetti sulle dinamiche del lavoro sessuale svedese e sulla vita delle lavoratrici del sesso svedesi, Criminologia e giustizia penale, 14(2): 593-607e
vi Kingston, S. and Thomas, T. (2018) No model in practice: a ‘Nordic model’ to respond to prostitution? Crime, Law and Social Change, Online First.
vii NSWP (2018) Policy brief: The impact of ‘end demand’ legislation on women sex workers. Edinburgh: NSWP.
viii Kinnell, H. (2008) Violence and sex work in Britain. London: Routledge.
ix Vuolajärvi, N. (2018) Governare in nome della cura: Il modello nordico della prostituzione e le sue conseguenze punitive per i migranti che vendono sesso, Sexuality Research and Social Policy. Online prima; Le Bail H., Giametta C. & Rassow N. (2018) Ibid.
x Bjørndah, U. (2012) Dangerous liaisons: A report on the violence women in prostitution in Oslo are exposed to. Oslo: MoJ.
xi Mai, N. (2018) Mobile orientations. An intimate autoethnography of migration, sex work and humanitarian borders. Chicago : Chicago University Press.
xii Vuolajärvi, N. (2018) Ibid.
xiii Kinnell, H. (2008) Ibid.
xiv Mai, N., Giametta, C. e Le Bail, H. (2018) L’impatto del “modello svedese” in Francia: cronaca di un disastro annunciato, Open Democracy. Disponibile: The impact of the ‘Swedish model’ in France: chronicle of a disaster foretold | openDemocracy
xiii Bjørndah, U. (2012) Relazioni pericolose: Un rapporto sulla violenza a cui sono esposte le donne che si prostituiscono a Oslo. Oslo: MoJ., Amnesty International. (2016). The Human Cost of “Crushing the Market”: Criminalization of Sex Work in Norway. London: Amnesty International.
xiv Mai (2018) Ibid.
xvi Östergren, P. (2004) Sexworkers critique of Swedish prostitution policy, disponibile online su: http://www.petraostergren.com/pages.aspx?r_id=40716
xvii Levy, J. (2014) Criminalising the Purchase of Sex: Lessons from Sweden. Lezioni dalla Svezia. Abingdon: Routledge.
xviii Mai, N., Giametta, C. e Le Bail, H. (2018) Ibid.
xix Macioti, P. G., DeVeau, R., Millen, M., McGlasson, C., Siangyai, B., Sinclair, G., Power, J., & Bourne, A. (2022). Understanding the health and social wellbeing needs of sex workers in Victoria. Disponibile: Understanding the health and social wellbeing needs of sex workers in Victoria (Digital version) (latrobe.edu.au); Macioti, P. G., Aroney, E., Bennachie, C., Fehrenbacher, A. E., Giametta, C., Hoefinger, H., Mai, N., & Musto, J. (2020). Framing the Mother Tac: the racialised, sexualised and gendered politics of modern slavery in Australia. Social Sciences, 9(11), 192.; https://doi.org/https://doi.org/10.3390/socsci9110192
xxAmnesty International. Amnesty International (2016) Policy on State Obligations to Respect, Protect, and Fulfill the Human Rights of Sex Workers. Policy 30/4026/2016.